CONTRO IL VERTICE ITALIA-ISRAELE

torino-30-novA distanza di due mesi dal suo insediamento, il governo delle larghe intese si precipita ad inviare in Israele il suo primo ministro, come sua prima visita fuori dall’Europa, con l’obiettivo di confermare la continuità della politica italiana sulle questioni mediorientali ed il suo sostegno incondizionato ad Israele.

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Shock climatico ed energetico: il Pentagono si prepara alle proteste

Pubblichiamo un articolo di analisi di Nafeez Ahmed da www.znetitaly.org (Originale: The Guardian) che esplicita molti collegamenti che tornano di continuo nei contenuti del nostro blog.

Esercitazione dell’esercito USA in funzione antisommossa (fonte Dipartimento della Difesa USA)
Esercitazione dell’esercito USA in funzione antisommossa (fonte Dipartimento della Difesa USA)

Il primo effetto della crisi attuale è stato il trasformare le popolazioni “nazionali” in potenziali ma sicuri “nemici” dell’ordine capitalistico. E l’unica figura dello “Stato” ancora utile, nell’orgia dei privatizzatori, resta quella militare.

Non è un fenomeno originale, ma non per questo è meno criminale. Lo abbiamo sintetizzato in diversi articoli come il “dovete morire”: una parola d’ordine dei governi e delle corporation per “superare la crisi” e far ripartire l’accumulazione. Se la crisi, infatti, è – come è – una creisi di sovrapproduzione di capitali, quindi è sovraproduzione di denaro (finanza), merci, industrie, allora è anche sovraproduzione di popolazione.
La risposta classica è stata sempre la guerra. Interimperialistica, ovvero contro un altro imperialismo concorrente /quello tedesco e giapponese,nella seconda guerra mondiale), con grande “consumo” di capitale proprio (anche umano), ma soprattutto distruzione di capitale altrui.
Questo tipo di guerra, con la proliferazione globale degli armamenti nucleari, è diventato di fatto impossibile o quasi.

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FUORI MAZINGA DALL’UNIVERSITA’

Pubblichiamo l’appello dei ricercatori contro la partecipazione dell’università alle ricerche di cyber-guerra

per adesioni scrivete all’indirizzo scienziati@insiberia.net

Fare ricerca tra le rovine dell’accademia è attività spesso frustrante. A seguito di un’infinita serie di tagli, la mansione principale cui si dedicano le istituzioni di ricerca è la captazione e la gestione dei fondi. Il lavoro del ricercatore è totalmente subordinato alla capacità di attrarre finanziamenti pubblici o privati. Fare ricerca in tempo di crisi vuol dire sopratutto essere capaci di piegare il proprio progetto a programmi quadro, con buona pace di antichi orpelli come la libertà e l’autonomia.
Non ci interessa analizzare i processi che hanno ridotto il ricercatore al ruolo di bassa manovalanza tecnica del sistema economico, ci limitiamo a prenderne atto.
Questo però non vuol dire che sia giustificabile disinteressarsi totalmente alla finalità del lavoro che si compie, delle tecniche che si contribuisce a sviluppare. Continua a leggere

La guerra dentro l’eccellenza universitaria

da Contropiano

Università, classe dirigente e guerra: il caso della Scuola Sant’Anna di Pisa. Un laboratorio comune per studenti eccellenti, militari, scienziati e futuri quadri dirigenti.

war univ

Se gli ultimi dati del Consiglio Universitario Nazionale ci hanno confermano l’avanzamento nella costruzione di un’Università di classe, dove la ristretta “utenza” che potrà permettersi di studiare negli atenei privati andrà a formare la futura élite tecnocratica del Paese, il caso della Scuola Sant’Anna di Pisa ci presenta un modello di formazione della classe dirigente basato non sull'”esclusione” di classe ma sulla “cooptazione”.

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Fuori gli assassini da “La Sapienza”

Oggi si è tenuto all’università l’incontro “ARMI CIBERNETICHE E PROCESSI DECISIONALI”. L’incontro è promosso dall’università “La Sapienza”, Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero della Difesa, Ministero dello Sviluppo Economico, nonché da un elevato numero di aziende private, tra cui spiccano i nomi di Finmeccanica, che fa parte delle aziende che ci forniranno i caccia F-35 alla modica cifra di 15 miliardi e IBM, il cui progetto “smart cities” punta a creare una piattaforma in grado di interconnettere a livello informatico dati provenienti dalla realtà concreta della città, finalizzato al controllo, alla verifica del comportamento, al monitoraggio, alla localizzazione, previsione e costante tracciabilità di ogni movimento di ogni singolo/a.

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Trento contro IBM e l’apparato bellico nelle università

Nelle scorse settimane (il 13 e poi il 18, 19 e 29 aprile) si sono tenuti a Trento gli ICT Days, dove ICT sta per Information and Communication Technology. L’evento, organizzato dall’ università di Trento, dalla Fondazione Bruno Kessler e da Trento Rise, ruotava attorno all’ inaugurazione di un nuovo laboratorio di IBM per la ricerca sul linguaggio automatico (“IBM language and knowledge center for advanced studies”) e dava considerevole spazio alla propaganda del progetto “Smart Cities”, altro settore di punta di IBM.

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Scienza e tecnica al servizio della guerra

La volontà di ricercare gli intrecci tra ricerca scientifico-tecnologica e ambito militare ci ha portato a spulciare un documento delle Nazioni Unite (NATO) dal titolo: “Urban Operation 2020, Research & Technology Organization, Technical Report”. In questa versione (pubblicata nell’aprile del 2003) si indicano i principali filoni di ricerca che si reputano importanti per il miglioramento delle capacità tecnico-organizzative e della efficacia delle truppe in scenari di guerra del 2020. Sembra incredibile, ma il tutto parte da un’assunzione che ammette molte delle contraddizioni del sistema dominante. E’ infatti innegabile che il capitalismo e il neoliberismo stiano acuendo le disparità fra paesi ricchi e paesi poveri e all’interno degli stessi paesi fra pochi ricchi che detengono il potere e una massa crescente di persone che vive in condizioni disumane.

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