Ricerca scientifica e militari, il caso della fotonica

Per chiarire quanto detto sul rapporto tra scienza e società suggeriamo di seguire il flusso dei finanziamenti (un approccio arido ma, il più delle volte, efficace).

Come funzionano i bilanci di un gruppo di ricerca? Spesso i fondi erogati dall’università non sono sufficienti né a coprire economicamente gli stipendi dei membri del gruppo, né le attrezzature e le altre spese che la linea di ricerca intrapresa potrebbe comportare. Per il resto quindi non resta che districarsi in una giungla di borse e bandi indetti da ministeri, enti, fondazioni ed aziende private. Un’analisi un minimo approfondita di questo mare caotico e, a prima vista, incoerente rivela gli interessi pratici dietro i finanziamenti messi a disposizione (tanto per puntualizzare non vogliamo certo sostenere che la ricerca interna all’università sia scevra da interessi particolari). Portiamo, quindi, qui un esempio pratico di come funziona un programma di indirizzo nazionale della ricerca, nella fattispecie uno militare.

La fotonica è una branca dell’ottica che studia il modo di controllare la propagazione dei singoli fotoni, che compongono la luce. L’obiettivo del progetto denominato “Iniziativa Nazionale nella Integrazione Fotonica” è lo sviluppo in quest’ambito della integrazione planare su silicio di componenti e dispositivi fotonici per le applicazioni nel campo della difesa. In particolare nei settori dell’informazione quantistica, del processamento dei segnali e della sensoristica.

Un gruppo di ricerca che si occupasse di questi temi potrebbe tramite il ministero della difesa ottenere fondi, previa presentazione di un progetto, dalle aziende interessate dal programma (Pirelli e Finmeccanica) o da stati esteri che collaborino allo sviluppo della linea di ricerca (ad esempio Kazakistan o Israele) .

Gli investimenti nell’ambito dell’area dell’informazione quantistica sono tesi ad ottenere forme di comunicazione quantistica (e quindi crittografia) su lunga distanza, dalla chiara valenza strategico-militare, ma anche con interessanti ricadute civili in quanto questo tipo di ricerche potrebbe dare impulso allo sviluppo di un calcolatore quantistico. Il processamento dei segnali trova applicazione nelle tecnologie ottiche per trasmissione e ricezione di segnali analogici da antenna radar a scansione elettronica, già applicata dall’agenzia Frontex nel controllo dei flussi migratori. L’Iniziativa Nazionale nella Integrazione Fotonica si propone, infine, di sviluppare nell’ambito della sensoristica la creazione di sensori chimico-batteriologici che possano superare quelli attualmente disponibili in termini di sensibilità ed integrabilità di sistema.

Per quel che riguarda quest’ultima linea di ricerca è molto importante far notare che nella proposta del programma di ricerca militare lo scrivente ritiene di dover sottolineare che:

La evoluzione delle minacce asimmetriche ha posto l’area della sensoristica a livello di massimo interesse”.

La collaborazione scientifica con il progetto, quindi, sottintende l’accettazione di una ben chiara impostazione ideologica che vuole lo stato nazione combattere le guerre del futuro non contro altri stati, ma contro fasce della popolazione, organizzate o meno, portatrici di istanze opposte ad esso. Questa visione del mondo e dei rapporti politici  incasella la figura scienziato in un ruolo ben preciso, cioè quella di manodopera specializzata del sistema di governo mondiale vigente.

Ben lungi dal voler demonizzare la linea di ricerca in sé, l’aver riportato quest’esempio vuole da parte nostra sollevare il problema di quanto sia labile la differenza tra ricerca di base e sviluppo di tecnologia (in questo caso militare) e di quanto sia, quindi, superficiale parlare di una ricerca neutra e di un’eventuale opinabilità delle sue applicazioni pratiche. Il caso della fotonica e gli altri legati all’iniziativa NATO non vogliono suscitare sentimentalismi moralistici, ma porre di fronte all’inadeguatezza delle distinzioni e delle categorie che spesso si utilizzano nel descrivere il rapporto tra scienza e società in contrapposizioni dualistiche come scienza/tecnologia, pubblico/privato o civile/militare.

Non ci stancheremo mai di ripetere che le modalità con le quali un singolo gruppo ottiene finanziamenti non è assolutamente svincolato dal contesto politico-economico e che quindi ogni decisione presa dal singolo ricercatore assume una valenza politica molto importante. Ci sembra, quindi necessario tentare di abbozzare i contorni di questo contesto politico e fornire degli strumenti di analisi ulteriori per comprendere il rapporto che questo ha con la scienza, ampliando ed approfondendo quanto detto finora, partendo sempre dal caso estremo della ricerca scientifica a scopi bellici.