Scienza e Conflitto

Nel 1946, dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, gli stessi scienziati che avevano contribuito a sviluppare e a testare la bomba atomica, diedero vita ad un forte movimento di opinione contro il suo utilizzo. Questo atteggiamento è emblematico dell’ingenuità e ipocrisia con la quale gli scienziati interpretano e considerano il proprio ruolo nella società.

La scienza non è neutrale, ma porta inevitabilmente con sé tutte le conseguenze dei rapporti sociali e del contesto storico in cui viene partorita. Il pensiero contrario è un vecchio rottame del positivismo ottocentesco.

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Scienza e tecnica al servizio della guerra

La volontà di ricercare gli intrecci tra ricerca scientifico-tecnologica e ambito militare ci ha portato a spulciare un documento delle Nazioni Unite (NATO) dal titolo: “Urban Operation 2020, Research & Technology Organization, Technical Report”. In questa versione (pubblicata nell’aprile del 2003) si indicano i principali filoni di ricerca che si reputano importanti per il miglioramento delle capacità tecnico-organizzative e della efficacia delle truppe in scenari di guerra del 2020. Sembra incredibile, ma il tutto parte da un’assunzione che ammette molte delle contraddizioni del sistema dominante. E’ infatti innegabile che il capitalismo e il neoliberismo stiano acuendo le disparità fra paesi ricchi e paesi poveri e all’interno degli stessi paesi fra pochi ricchi che detengono il potere e una massa crescente di persone che vive in condizioni disumane.

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