NO TAV

Da vent’anni la popolazione della Val di Susa si oppone ad un opera inutile, costosissima e dannosa quale è la TAV. Inutile perché un treno là già ci passa, ma è sottoutilizzato; costosissima perché le spese si aggirano fra i 17 e i 35 miliardi; dannosa perché le due montagne che attraverserà contengono una amianto e l’altra uranio, perché il trivellamento della roccia comporta forti squilibri nel sistema idrogeologico, con l’essiccazione di torrenti e sorgenti, e in generale pesanti danni ambientali.

Opporsi al treno ad alta velocità in Val di Susa vuol dire difendere il proprio territorio e la propria salute, ma anche opporsi agli interessi di speculatori pronti a tutto, anche a militarizzare e distruggere una valle, pur di ottenere profitto.

Dopo il grande corteo dello scorso sabato partecipato da più di 70.000 persone per rispondere alla stretta repressiva degli ultimi mesi che ha portato all’arresto di 26 notav, lo stato ha deciso di alzare il livello dello scontro. Ieri notte un gruppo di attivisti notav è stato ingiustificatamente aggredito dalle forze dell’ordine mentre prendeva un treno da Torino a Milano. In seguito, questa mattina, anticipando le operazioni di allargamento del cantiere, è iniziato l’esproprio dei terreni di proprietà degli stessi NO TAV.

Un compagno notav, Luca, per opporsi agli espropri, è salito sopra un traliccio. Le forze dell’ordine nel tentativo di farlo scendere hanno provocato la sua caduta da un’altezza di 6 metri. Luca, ora fuori pericolo, si trova comunque in condizioni molto gravi all’ospedale di Torino.

La risposta repressiva di istituzioni e forze dell’ordine, oltre alla difesa degli interessi dei soliti noti che gonfieranno le loro tasche con la costruzione della linea ad alta velocità, nasconde la paura verso un movimento come quello della Val Susa, determinato e perseverante nella difesa del proprio territorio e delle proprie vite, capace di inventare forme di protesta sempre nuove e che raccoglie solidarietà da tutta Italia.

Si tenta di giustificare gli arresti, le cariche indiscriminate, e più in generale la repressione del movimento con la solita, vecchia scusa della divisione tra buoni e cattivi, tra “violenti” dei centri sociali e abitanti della valle pacifici e democratici.

La valle ha saputo rispondere già da tempo a questo teorema messo su da questura e magistratura, gridando unito dopo la grande giornata del 3 Luglio, “Siamo tutti Black Bloc!”.

Ribadiamo qui la nostra solidarietà e complicità a questa lotta.

LA VALLE CHE RESISTE NON SI ARRESTA