CONTRIBUTI AL DIBATITTO: La Scienza, la tecnologia e il potere

Da sempre la scienza e la tecnologia hanno fornito strumenti fondamentali alla perpetrazione del sistema economico e politico vigente. Da ormai troppi anni il sistema dominante si fonda sul capitalismo e sul liberismo, quindi sul profitto e sullo sfruttamento di risorse umane, animali e della terra. A cominciare dal fordismo e dall’idea (oggi come ieri, folle) secondo la quale le macchine e l’automazione avrebbero sollevato l’uomo dalle fatiche dei lavori più usuranti, la scienza ha sempre camminato di pari passo con l’evoluzione dettata dal potente (o dal finanziatore) di turno, fornendo tutti gli strumenti necessari per la realizzazione di questo sogno, dorato si, ma solo per chi comanda.

Quello che qui vorrei fare è evidenziare come, nell’era contemporanea e in quella futura, la scienza e la tecnologia sono e saranno vitali per la globalizzazione e per il neoliberismo.

Nel 2012 il termine “globalizzazione” significa sfruttamento di forza lavoro a basso costo in paesi così detti “sottosviluppati” o “in via di sviluppo” tramite delocalizzazione di sedi delle grandi industrie. Queste stanno progressivamente abbandonando i paesi più sviluppati perché i “troppi diritti” acquisiti non permettono i lauti profitti che i manager e i consigli di amministrazione pretendono. Quindi i nostri lodati capitalisti “emigrano” (senza permesso di soggiorno..) per sfruttare la disperazione di popolazione lontane da noi, e quindi difficilmente ascoltate nella loro sofferenza.

Mentre qui da noi invece il mercato tecnologico non conosce crisi: computer, Iphone, Tablet, ma anche sicurezza, controllo, nuove frontiere per lo sfruttamento dell’energia, di sostanze fossili, per non parlare della medicina e della salute, oggetto di speculazione da parte delle case farmaceutiche.

Tutta la nostra vita ormai è tecnologia, senza di essa non sapremmo nemmeno accendere un fuoco.

Stiamo delegando sempre più le nostre abilità fisiche a macchine che dovrebbero renderci la vita più facile, invece ci rendono delle amebe dipendenti da uno strumento esterno al nostro essere.

La tecnologia ci rende schiavi da un punto di vista economico.

Lavoriamo per guadagnare soldi per comprare l’ultima trovata in materia di Tablet piuttosto che di cellulari, ma dopo qualche mese esce la nuova versione dell’ultima cazzata che ci inducono ad avere, e quindi lavoriamo ancora di più, rovinandoci l’esistenza. Il famoso ciclo nasci, lavora, produci, consuma e muori ha nelle scoperte tecnologiche il propulsore per il suo moto perpetuo.

Le gabbie in cui ci incastrano sono formate da apparecchi tecnologici più vari: dal vestiario di ultima generazione, agli accessori composti di materiali nuovi e innovativi, senza i quali non avremmo più di che comprare, e la nostra sete di possedere cose si esaurirebbe in breve tempo.

Bisogna liberarsi dalle comodità superflue per liberarsi dal lavoro salariato, e vivere davvero liberi, riscoprendo la gioia di conquistarsi la vita giorno per giorno.

La scienza e la tecnologia aiutano il sistema a perpetrarsi non solo dal punto di vista economico, con uscite sempre più frequenti del nuovo aggeggiucolo di cui non potrai fare a meno, ma anche perché impedisce a chi la pensa in maniera differente di esprimersi e di lottare per ciò che ritiene giusto.

Nei paesi come il nostro, così detti “sviluppati”, che devono la loro potenza e il loro benessere allo sfruttamento di milioni di altre persone sparse per il mondo, la tecnologia fa da supervisore alla sicurezza, tanto interna quanto esterna. I confini della fortezza europa ormai sono controllati da robot o sensori di ultima generazione che impediscono l’entrata o segnalano la presenza di esseri umani.

Persone come me e te vengono rinchiuse in campi sempre più simili a quelli del periodo nazista o stalinista, con la sola colpa di non avere un pezzo di carta che li legittimerebbe a stare nel nostro paese: il permesso di soggiorno.

A questo proposito segnalo un progetto che mi ha messo una pulce nell’orecchio grossa quanto una giraffa. La comunità europea ha appena finanziato un enorme progetto di quantum sociology (sociologia quantitativa) sulla previsione dei flussi migratori per i prossimi decenni, dovuti sia a cambiamenti climatici che a guerre o fame. Questo progetto è stato poi spezzettato e dato in pasto a varie università nel mondo. Ora se davvero qualcuno riuscisse a fare una previsione veritiera su quanto succederà fra decine di anni, questo potrebbe essere sfruttato dai governi sia per dare gli strumenti a le persone che migreranno per farlo nel modo meno traumatico possibile, oppure per controllare questi flussi, fare entrare chi vogliamo e gli altri rimangono fuori, emarginati e quindi condannati alla morte, in un deserto piuttosto che in mare.

La vostra esperienza quale decisione vi dice che prenderanno?

Per quanto riguarda la sicurezza interna, il tetro scenario di 1984 sembra ormai alle porte, se non già superato. Telecamere che riescono a riconoscere 3000 volti al secondo con un massimo di angolatura rispetto alla normale alla telecamera di 30 gradi. Fra pochi anni, quando andremo in metro, o cammineremo per strada, da qualche parte su uno schermo comparirà la nostra faccia con un numeretto sopra, ci identificherà e se lo riterrà opportuno scatteranno allarmi per la cattura immediata del soggetto.

Le nostre vite vengono spiate tramite i nostri cellulari. E più sono nuovi, più strumenti di controllo hanno. I nuovi Iphone hanno un microchip al loro interno che salva tutti gli spostamenti fatti da chi lo possiede per 10 anni! Tramite i ripetitori, il nostro bellissimo e nuovissimo cellulare riesce a sapere dove ci troviamo con una incertezza di pochi metri.

Gli esempi su quanto la tecnologia e quindi la scienza (ormai vanno strettamente di pari passo, purtroppo) siano fondamentali tanto da un punto di vista economico che di controllo per i capitalisti del nuovo millennio potrebbero continuare all’infinito. Non ho nemmeno accennato a tutta la branca della biologia e della biofisica, in cui nuove chimere stanno nascendo, uomini misti a macchine, guerre batteriologiche. La conoscenza sempre più dettagliata di come funziona il nostro sistema immunitario piuttosto che il nostro cervello, stanno dando strumenti essenziali alle multinazionali e ai governi per continuare a devastare, distruggere, ridurre in schiavitù.

Non bisogna dimenticarsi poi delle nanotecnologie, altra branca della fisica oggi molto in voga, che manipola la materia nell’ordine di 0.000000001 metri, quindi nell’intimo di ogni cosa vivente o non vivente. Anche qui le applicazioni per il controllo, ma anche per la riduzione dell’inquinamento piuttosto che per la medicina sono infinite. Anche qui il problema non è la bontà o meno delle applicazioni in quanto tali, ma l’uso che ne faranno le multinazionali e i governi.

In questo quadro, appare evidente come lo scienziato, sebbene sia uno sfruttato sul posto di lavoro, abbia delle responsabilità particolari e pesanti per la potenza degli strumenti che gli sono stati dati.

Per chi vuole davvero rompere e debellare il cancro capitalista dal pianeta, la tecnologia dovrebbe essere, a mio giudizio, uno dei primi problemi da affrontare.

La linfa vitale che gli scienziati portano al sistema è essenziale allo stesso per sopravvivere. Più si andrà avanti e più tutto ciò sarà palese anche ai non addetti ai lavori. Il mio invito è quindi quello di riflettere a lungo su quello che ricerchiamo, sugli strumenti che stiamo dando al mercato e alle multinazionali in cambio di pochi spiccioli per sopravvivere, permettendo o aiutando lo sfruttamento della terra e degli animali (di cui l’uomo fa ovviamente parte).

Le scelte possono essere diverse, ma ciò che secondo me non deve mancare è la ricerca spasmodica di sabotare il sistema che ci troviamo davanti. In ogni modo, con ogni mezzo. E’ arrivato il momento di non sopportare più l’invasione tecnologica delle nostre vite, prima che sia troppo tardi, ma liberarcene, per ritrovare tutte le capacità del nostro corpo e della nostra mente, alienati dalle troppe comodità.

La mia scelta è stata quella di abbandonare la ricerca accademica o aziendale, concentrandomi sulla ricerca di un modo differente di vivere, che sia in aperto contrasto con il potere e con l’autorità e in aperta collaborazione e mutuo appoggio con tutti quelli che sognano l’abbattimento del capitalismo, per una società liberata dal giogo del profitto a tutti i costi.

D’altra parte però, non sono un primitivista, non penso che la soluzione sia la distruzione di tutta la tecnologia e le conoscenze che abbiamo acquisito in questi anni, ma penso sia necessario un cambio radicale di rotta. La tecnologia e la scienza non devono e non possono più essere al servizio del potere. Gli scienziati che si dicono anticapitalisti hanno, secondo me, il dovere di tentare di smarcarsi da questa sottomissione e rifiutarsi di collaborare con gli artefici di questo presente, anche se questo dovesse comportare la fine del progetto di ricerca. Non si può più accettare il “pecunia non olet”, tanto caro a molti di quelli che vogliono lavarsi le mani di tutti questi discorsi, continuando come sordi a portare avanti le proprie ricerche senza curarsi di quali siano le conseguenze delle proprie azioni. C’è anche chi si mette a ragionare, ma poi si rassegna all’impossibilità di trovare una alternativa, e si sottomette al gioco dei potenti.

Il tempo dell’ignavia è finito, comincia il tempo delle scelte coraggiose e di parte, perché il punto di non ritorno è vicino, e bisogna fermarli prima di tutto!

Kalsifer