L’assemblea dell’Officina di Fisica de la Sapienza è una realtà autorganizzata attiva da più di 10 anni nel dipartimento di Fisica.
Siamo studenti e studentesse di Fisica e di altre facoltà che si ritrovano in un luogo orizzontale, uno spazio di confronto e crescita per riflettere e agire, indipendenti da qualsiasi altra entità politica, ma volenterosi di collaborare e costruire percorsi condivisi.
Ci interessiamo a tutto ciò che ci riguarda come studenti e studentesse, come future scienziate e come abitanti della città di Roma, cerchiamo di partire dalla nostra quotidianità per capire le complessità della realtà, per scegliere i nostri percorsi di formazione e conflitto.
Le cose in cui siamo coinvolti riflettono spesso l’eterogeneità di chi compone questo gruppo:
Dalla ciclofficina ai Giovedì Nerd, dall’attenzione per gli spazi nel dipartimento alla riflessioni sui tempi dello studio e il merito.
Il percorso su cui investiamo molte energie, e che ogni anno ci ripaga con 2 giorni di festival a Maggio è Mind The Gap, festival del sapere libero.
Dall’anno scorso stiamo invece collaborando con altre realtà nel quadro del percorso Kap, Knowledge Against Power.
L’assemblea dell’Officina si incontra tutti i martedì pomeriggio alle 17:30 nell’Officina di Fisica, Sapienza, Piazzale Aldo Moro, 5.
Siamo la macchia rossa sul libro di testo,
siamo la constante pulsione alla critica e al dubbio.
Siamo un collettivo che si occupa di critica delle scienze,
sostiene i lavoratori e organizza feste tekno.
Nell’intervento di lunedì dicevo che per cambiare gli indirizzi della scienza occorre cambiare la società e che per cambiarla bisogna avere chiari i termini del conflitto in atto tra due visioni di società; ho citato un libro dell’economista Bruno Amoroso che li spiega .Inserisco l’incipit di una sua intervista che mi sembra illuminante:
Bruno Amoroso: “Raramente l’equità e la giustizia prevalgono sugli interessi costituiti”
D. L’attuale crisi è qualcosa che si poteva prevedere, oppure si è trattato di un evento i cui fattori molteplici globali lo hanno reso in qualche modo imprevedibile e conseguentemente incontrastabile? Quanto è fondata l’accusa rivolta agli economisti in genere di non aver lanciato l’allarme tempestivamente su quanto si stava preparando?
R. La crisi finanziaria – “la più grande ondata di crimine finanziario organizzato della storia umana”, secondo le parole di James K. Galbraith – è stata preparata nel corso di tre decenni durante i quali la Globalizza- zione ha avuto il tempo di organizzarsi dispiegando tutti i suoi effetti con l’imposizione del “pensiero unico” fino al “potere unico” dell’ultimo decennio. Tra gli economisti, e non solo, è prevalsa la corsa a farsi “consiglieri del principe” sostituendo e riscrivendo i libri di testo sotto dettatura del pensiero neoliberista. Tuttavia, le analisi critiche per comprendere quanto è accaduto non sono mancate: dai con- tributi premonitori di James K. Galbraith (Lo Stato Predatore) a quelli di Paul Krugman e Joseph E. Sti- glitz. In Italia le persone e i movimenti che potevano denunciare e interpretare queste tendenze hanno scelto la via opportunistica dell’”inserimento” e del- l’”integrazione”, trasformando il piano di apartheid globale della Globalizzazione in un’opportunità per arricchirsi nel “villaggio globale”, e interpretando i fenomeni reali della “destabilizzazione politica” e “marginalizzazione economica” come “globalizzazione dal basso” e “globalizzazione del welfare”. Si è cioè pensato di poter predicare il pacifismo portando la guerra altrove, di combattere la speculazione e il crimine “tassandoli” per ricavarne parte del dividendo, di poter costruire la “città ideale” dentro le nicchie di un contesto in sfacelo.
D.Si sente spesso sostenere che quella che stiamo vivendo rappresenti non una delle tante crisi cicliche vissute in passato, ma una crisi “sistemica o strutturale”, che può essere superata solo adottando soluzioni estranee al contesto al cui interno è maturata. È d’accordo con questa interpretazione e se sì quali azioni si sentirebbe di proporre?
R.La crisi attuale è una crisi economica e sociale provo- cata dal successo della nuova struttura del processo di accumulazione capitalistico, che si è dato a partire dagli anni settanta con la Globalizzazione. Il cuore del processo è la finanza, cioè la trasfigurazione da un sistema basato sul profitto capitalistico a quello basato sull’esproprio dei redditi e la rapina delle ricchezze materiali e intellettuali. La crisi in corso non ha nulla di ciclico, diversamente dalle crisi econo-
miche del capitalismo industriale, e troverà il suo punto di approdo in un potere assoluto coincidente con l’impoverimento di gran parte dei cittadini. Per questo l’uscita dagli effetti della crisi può avvenire solo con l’uscita dal capitalismo che oggi è quello della speculazione finanziaria e della rapina di Stato.
D.Quale ruolo hanno giocato i mercati finanziari nella costruzione dell’attuale situazione economica? In che misura sono stati causa della crisi e potrebbero contribuire a sanarla?
R.I mercati finanziari sono le “fabbriche” che hanno sostituito quelle del fordismo industriale, la culla della rapina e dell’esproprio. Questo percorso di “finanziarizzazione” delle economie capitalistiche inizia negli anni ottanta con la modifica della legge bancaria negli Stati Uniti (Reagan), poi negli anni novanta con l’introduzione di nuove regole per la finanza che hanno consentito la produzione dei derivati e titoli tossici (Clinton), il tutto con il consolidarsi di un potere unico finanziario-militare illu- strato ampiamente da James K. Galbraith. L’Europa ha seguito per imitazione le stesse politiche con le “direttive europee”, passivamente recepite anche in Italia.
IL LEGAME TRA QUEL CHE DESCRIVE AMOROSO E QUEL CHE SI E’ DISCUSSO NELLA CONFERENZA SULLA CYBER WARFARE MI SEMBRA EVIDENTE. E’ UN TEMA CHE CREDO ANDREBBE APPROFONDITO